Il 21 ottobre la Commissione europea ha presentato il suo programma di lavoro per il 2026, intitolato “Europe’s moment of independence”. Il documento definisce le priorità politiche e legislative del prossimo anno, ponendo l’accento sulla necessità di orientare l’azione verso la resilienza economica, l’autonomia strategica e la transizione sostenibile. Ma guardando alle proposte dedicate all’agricoltura possono queste misure garantire veramente all’agricoltura europea un futuro di resilienza e indipendenza?
Nel work programme due iniziative principali riguarderanno il settore agricolo. In particolare:
- Una strategia per l’allevamento animale (secondo trimestre 2026),
- Un aggiornamento della normativa sulle pratiche commerciali sleali (terzo trimestre 2026), in seguito a una valutazione prevista per novembre 2025.
Per quanto riguarda il primo punto, sebbene la Commissione abbia avviato da tempo tavoli di lavoro sul tema dell’allevamento, il percorso verso una strategia ambiziosa e coordinata appare ancora in fase di costruzione. Per giungere ad un comparto zootecnico che permetta di rilocalizzare la produzione, valorizzare i benefici economici e ambientali lungo l’intera filiera e che possa rendere il settore realmente competitivo e pronto per le sfide del futuro la strada da fare è molta.
In Italia, l’investimento ottenuto dal Ministero per il rafforzamento della linea vacca-vitello va esattamente in questa direzione e permette di riqualificare la produzione della carne italiana a partire dalla genetica e lungo tutte le fasi della Filiera.
Per quanto riguarda le pratiche sleali invece sarà necessario valutare il report che verrà presentato a novembre 2025 per capire come verrà rafforzata la normativa nel 2026. Sicuramente la revisione dovrà avvenire integrando l’attuale lista di pratiche considerate sleali all’interno della Direttiva con le pratiche aggiuntive definite dagli Stati Membri (es. divieto di vendere al di sotto dei costi di produzione prevista dall’Italia). Si tratterebbe di un importante passo avanti nella lotta a tali pratiche e in una più equa distribuzione del valore lungo la filiera.
Al di là delle due iniziative principali sono previsti interventi in settori che si collegano direttamente o indirettamente all’agricoltura, come ad esempio quello della bioeconomia. Nel terzo trimestre del 2026 è prevista una nuova legge sull’economia circolare, che andrà a completare la Strategia europea per la bioeconomia in pubblicazione a novembre 2025.
L’obiettivo è accompagnare l’agricoltura verso un modello più sostenibile ed efficiente nell’uso delle risorse, garantendo al contempo la sicurezza alimentare e sostenendo la futura Strategia europea per la resilienza idrica. Quest’ultima, tuttavia, non affronta ancora pienamente il tema cruciale della mobilitazione delle risorse e, inoltre, pare poco orientata all’azione preventiva volta a favorire l’accumulo della risorsa idrica.
Un ruolo crescente per l’agricoltura è anche possibile nel settore dell’energia e della decarbonizzazione. Nel pacchetto “Energy Union for the coming decade” (previsto per il terzo trimestre 2026) si annunciano la semplificazione della legislazione sui prodotti energetici e una revisione del quadro sulle energie rinnovabili.
Questo dovrebbe aprire la strada al concetto di “energia pulita” basata sulla neutralità tecnologica, riconoscendo il ruolo strategico del settore agricolo nella decarbonizzazione di altri comparti economici, in particolare quello dei trasporti, attraverso la produzione di biomassa, bioenergia e biocarburanti.
Per centrare gli obiettivi, tuttavia, la produzione agricola dovrà aumentare del 13% entro il 2030 e del 25% entro il 2050. A fronte di questo panorama di opportunità permangono forti incertezze sull’attuazione della tassa sul carbonio alle frontiere (CBAM), prevista per l’inizio del 2026. Le norme applicative potrebbero infatti entrare in vigore solo a fine anno, con il rischio di distorcere i mercati dei fertilizzanti e penalizzare la produzione vegetale europea.
Inoltre, mentre gli input agricoli importati saranno tassati, i cereali d’importazione resteranno esenti, creando un possibile divario competitivo. Una criticità che si aggiunge alle difficoltà strutturali di redditività delle filiere cerealicole europee.
Il Work Programme 2026 quindi offre sia opportunità che sfide se si vogliono raggiungere gli obiettivi ambiziosi di Independence for Europe. Da una parte sarà importante predisporre strumenti che possano promuovere una reale autonomia produttiva e strategica europea dall’altra sarà necessario che questi riescano ad equilibrare sostenibilità, competitività e sicurezza alimentare, in un contesto normativo sempre più complesso.
In sintesi, il 2026 potrebbe davvero rappresentare “il momento dell’indipendenza europea” – ma solo se le politiche delineate saranno accompagnate da strumenti concreti di sostegno e da una visione coerente per il futuro dell’agricoltura, dell’energia e della bioeconomia.
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Allargando lo sguardo su tutte le politiche ad oggi in discussione a Bruxelles, importanti novità potrebbero arrivare dalla revisione del Regolamento OCM soprattutto in riferimento alle modifiche previste dal Parlamento europeo, in particolare in merito al rafforzamento dei rapporti contrattuali che consentiranno una maggiore tutela degli agricoltori insieme ad una maggiore trasparenza anche rispetto alla distribuzione del valore, ma altrettanto importante l’inserimento dell’emendamento volto alla protezione delle denominazioni dei prodotti a base di carne, essenziali per la tutela dei consumatori da pratiche ingannevoli e per il sostegno del settore zootecnico europeo.
Infine, le modifiche volte a garantire una maggiore trasparenza per i consumatori europei attraverso la tutela e la valorizzazione dei prodotti agricoli europei prevedendone la priorità negli appalti pubblici con particolare riferimento alle produzioni locali e stagionali.
Importanti novità potrebbero arrivare anche sul fronte della semplificazione della PAC, con un possibile alleggerimento degli obblighi ambientali e potenziamento delle misure ad investimento per i piccoli agricoltori con costi semplificati. Per entrambi i percorsi di modifica, sono in corso i triloghi che porteranno alla definizione dei testi finali.
Infine, nel percorso di semplificazione avviato dalla Commissione, il 21 ottobre è stata presentata la proposta di modifica del Regolamento EUDR (deforestazione) che prevede importanti semplificazioni a vantaggio soprattutto dei micro e piccoli produttori europei e la proroga di 12 mesi dell’applicazione per le micro e piccole imprese. Su questo punto, il Consiglio nelle prime riunioni del Coreper I sembra già orientato nella richiesta di uniformare la proroga per tutti i soggetti a 12 mesi, senza distinzione basate sulla dimensione delle stesse.