In Italia è sempre più diffuso un senso di distanza dalle decisioni politiche dell’Unione Europea: lo prova il 70%. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Censis, presentata in occasione del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti.

La distanza dall’Europa viene individuata più nello specifico nell’incapacità dell’Europa di essere vicina gli interessi reali le imprese e cittadini. Un dato che riguarda trasversalmente tutte le aree e le fasce della popolazione (i giovani che lo pensano sono il 60,2%).

Diversi gli argomenti che contribuiscono ad alimentare questo percepito di distanza: sui dazi l’81% degli italiani ritiene che l’Ue avvii trattative più incisive anche per ottenere sanzioni sui settori chiave come il vino, in tema di commercio agroalimentare l’88,4% degli italiani vorrebbe che l’Ue garantisse l’applicazione di regole sanitarie e di sicurezza analoghe a quelle applicate sui cibi prodotti in Italia. Emerge dunque anche in Italia il rischio che i cittadini maturino la convinzione di una Ue controllata da una tecnocrazia lontana dalle dinamiche di imprese e lavoro.

Il 76% dei cittadini, inoltre, dice no alle ipotesi di taglio dei fondi ad agricoltura e welfare per finanziare spese militari, con una netta maggioranza trasversale a gruppi sociali e territori. Un dato che ha tra le sue chiavi di lettura oggettiva la crescente consapevolezza dei cittadini sulla centralità agricola e agroalimentare, e più in generale del cibo, come ambiti che incardinano in modo paradigmatico alcune delle questioni chiave che attraversano non solo il Paese ma anche la dimensione globale, attribuendo in particolare al made in Italy agroalimentare un valore distintivo di esportabilità a livello globale e per i Paesi in via di sviluppo.