Le interviste

Approfondimento con Luigi Scordamaglia per capire i possibili riflessi sul Made in Italy dalla peste suina africana. - Intervista a ItaliaOggi

Luigi

Scordamaglia

Filiera Italia

Quali i possibili effetti della peste suina africana (Pse) sull’export?

È un grosso punto interrogativo, dai paesi Ue non ci aspettiamo restrizioni. Pur essendo una patologia una volta sconosciuta, oggi c’è una sensibilità diversa. E poi ci sono già stati diversi focolai in Europa. Il nodo sono i paesi terzi.

Il giro d’affari delle carni Made in Italy minacciato dalla Pse?

L’Italia ha esportato carni trasformate per circa 1,5 mld nel 2021; per un mld circa verso paesi Ue che non adotteranno misure restrittive. Gli altri 510 mln provengono da paesi terzi all’Unione; la loro conferma dipende dalle decisioni che i singoli paesi assumeranno.

Cosa teme?

La Germania prima di noi ha avuto questo problema e ha subito reazione dure dal Far East, da Cina e Australia; auspichiamo che Giappone, Stati Uniti e Canada accettino il principio di regionalizzazione che viene seguito in Europa, anche per la Pse.

In cosa consiste?

Si blocca la commercializzazione delle carni provenienti dalla zona del focolaio; un decreto individua le aree da sottoporre a restrizioni.

Come e da dove arriva la Pse?

Si diffonde attraverso i cinghiali e arriva ai suini d’allevamento. I focolai arrivano dall’area di confine tra Polonia e Repubbliche baltiche. Poi la Pse è passata in Belgio e Germania. Non è mai stata confermata in Francia, come se i cinghiali volessero, bypassando questa zona del continente europeo.

Perche non siamo riusciti a bloccarla?

Sul piano politico ci sono gravi responsabilità; si è giocato ideologicamente non procedendo a un abbattimento serio dei cinghiali che infestano le campagne e rappresentano il veicolo dell’infezione. La Francia ha messo in campo l’esercito per gli abbattimenti; da noi, il precedente Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, ne ha fatto una questione di tutela animale. C’è un uso ideologico della questione; pensi che a Roma ci sono campagne come “Adotta un cinghiale”: non sanno di cosa parlano.

C’è qualcosa che non va nelle competenze tra regioni e governo sulla veterinaria; problemi generati dalla riforma del titolo quinto della Costituzione. Le regioni avevano proposto piani di abbattimento spinti, il Minambiente li ha fermati.

Cosa impedisce che la Pse arrivi negli allevamenti?

Il massimo livello di biosicurezza del nostro sistema, che tende a non rendere possibile l’interazione tra suini selvatici e domestici.

In Sardegna, però, la Pse è endemica.

È definita tale per l’impossibilità di eradicarla, a causa della promiscuità tra suini domestici e non. Ora la vera preoccupazione è dare per tempo le giuste risposte ai paesi terzi. I danni economici sono ancora potenziali, ma diventeranno reali se la nostra struttura sanitaria veterinaria non fornirà garanzie adeguate.

Che ne pensa della proposta di istituire un commissario straordinario sulla Pse, avanzata dal presidente della commissione agricoltura alla camera, Filippo Gallinella?

Può aiutare visto il conflitto di competenze, purché abbia poteri reali e incisivi.