La partecipazione italiana di settembre alla Quarta riunione di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili ha sancito alcuni punti fermi rilevanti per la tutela del Made in Italy agroalimentare.

Filiera Italia ha continuato ad essere protagonista del dibattito in sede Onu testimoniando il suo impegno per un patto globale sul cibo sano, accessibile e sostenibile a livello internazionale insieme a Coldiretti e Eat Europe.

Le malattie non trasmissibili (MNT), tra cui le malattie cardiovascolari, i tumori, il diabete, le malattie respiratorie croniche e le condizioni di salute mentale, sono le principali cause di morte e disabilità a livello globale. Più di 43 milioni di persone a livello globale sono morte nel 2021 a causa delle MNT, rappresentando il 75% dei decessi non legati alle pandemie. 7 delle 10 principali cause di morte sono legate alle MNT con l’86% dei decessi prematuri per le malattie non trasmissibili che si verifica proprio nei Paesi a basso e medio reddito, dove l’ambiente sociale, economico e fisico offre una minore protezione dai rischi e dalle conseguenze delle MNT e dei disturbi della salute mentale.

La Quarta riunione di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ambiva a riflettere sulle azioni concrete che i sistemi agroalimentari ed i modelli alimentari, assieme al mondo socio-sanitario, possono realizzare per frenare questa emergenza.

Il lavoro svolto in sinergia con il Governo italiano è stato sin dall’inizio dell’esercizio politico-istituzionale volto a sottolineare la specialità del caso italiano per il suo modello di longevità a livello globale, basato sulla dieta mediterranea. Un modello alimentare che da sempre evolve di pari passo con l’impegno delle imprese agricole e agroalimentari italiane a sostegno di una trasformazione complessiva dei sistemi alimentari verso obiettivi di sostenibilità, sovranità e sicurezza alimentare, di qualità e valori etici.

Il lavoro sull’implementazione della posizione italiana in sede Onu si è caratterizzato sin dall’inizio sulla necessità di affermare un concetto di dieta sana nel suo complesso, arginando il rischio di penalizzazione o addirittura demonizzazione di interi comparti produttivi e di prodotti simbolo della dieta mediterranea, e di evidenziare la non sostenibilità di strumenti come l’etichettatura fronte pacco, come il nutriscore. Un grande risultato ottenuto è stata poi la distinzione tra abuso (harmful use) e consumo di alcol, a sostegno di un ulteriore rafforzamento della logica di consumo responsabile di prodotti di qualità.

La riunione Onu di settembre rappresenta solo il punto di partenza per lavorare ad un piano più ambizioso e integrato di politiche in grado di evitare misure restrittive o fiscali che penalizzano singoli prodotti e che con un approccio olistico lavorino sul concetto di dieta sana ed equilibrata. Si parte dunque dal ruolo strategico dell’educazione alimentare sulle generazioni future, ma estendendo necessariamente ad altri numerosi capitoli di azione e pressione in tutti i contesti nazionali e internazionali percorribili, per affermare la dieta mediterranea come strumento ormai riconosciuto di prevenzione, anche all’interno dei sistemi di ristorazione pubblica e collettiva, e per contenere il consumo eccessivo di cibi ultra-formulati.