UE-UCRAINA, CON LA CLAUSOLA SALVAGUARDIA MAGGIORI GARANZIE PER LE FILIERE EUROPEE

Solidarietà verso l’Ucraina ma tutela della produzione agricola europea dalle speculazioni di mercato. È stata estesa la clausola di salvaguardia sulle importazioni dall’Ucraina ad una più ampia gamma di settori, dai cereali al miele, ed ampliato il periodo di riferimento includendo nelle annualità anche l’anno precedente all’attivazione delle misure di liberalizzazione (2021 – 2022 – 2023).
Prosegue infatti l’iter normativo per la proroga di un anno – a partire da giugno 2024 – delle misure temporanee di liberalizzazione degli scambi commerciali di prodotti ucraini tra l’Unione Europea e l’Ucraina, che ha visto votare lo scorso 28 febbraio la Commissione agricoltura e successivamente, il 7 marzo, la Commissione Commercio Internazionale – ComINTA del Parlamento Europeo.
Un primo risultato positivo è stato raggiunto in sede di voto del parere della Commissione agricoltura, dove sono state accolte tutte le istanze di Filiera Italia tra cui la revisione del periodo di riferimento per definire la soglia di salvaguardia, l’ampliamento dei settori oggetto di applicazione della stessa (per includere anche i cereali, semi oleosi, sementi, miele, etc.) e la garanzia della tracciabilità delle produzioni ucraine che entrano nel mercato dell’UE o che vi transitano.
Purtroppo, con la votazione del 7 marzo sulla relazione in ComINTA, che ha la competenza sul presente dossier con la relatrice Sandra Kalniete, sono state trascurate le istanze della filiera e confermato, così, il testo iniziale della Commissione europea – che prevedeva una clausola rafforzata solo per i settori del pollame, uova e zucchero con una soglia per la salvaguardia pari alla media delle quantità importate tra il 2022 e il 2023.
Tuttavia, l’iter apparentemente conclusosi in fase di europarlamento, ha subìto un positivo cambio di rotta dopo essere riusciti ad ottenere, in vista della plenaria, la riapertura della relazione ComINTA con la possibilità di presentare nuove proposte emendative di miglioramento, e che ha consentito in sede di votazione finale del Parlamento europeo lo scorso 13 marzo, di ottenere alcune modifiche sostanziali che erano state richieste sin da subito.
In particolare, è stata estesa la clausola di salvaguardia sulle importazioni dall’Ucraina ad altri settori a partire da quello cerealicolo (frumento, orzo, mais, avena) ed ampliato il periodo di riferimento includendo nelle annualità anche l’anno precedente all’attivazione delle misure di liberalizzazione (2021 – 2022 – 2023). Il meccanismo consentirà, quindi, la reintroduzione dei contingenti tariffari qualora l’importazione dei prodotti sopra menzionati previsti dal Regolamento raggiungano la media aritmetica dei volumi delle importazioni registrati nel periodo di riferimento considerato.
Una scelta corretta e responsabile volta a garantire maggiore tutela per le filiere, a partire dai produttori e dai consumatori, e stabilità di mercato – restando in ogni caso sempre in prima fila come Italia a sostegno dell’Ucraina e dei piccoli produttori, evitando di far pagare il prezzo di tutto ciò ai nostri produttori agricoli, a partire dal grano, con un crollo totale delle quotazioni di tale prodotto immesso sul mercato nazionale. Una condizione che si aggrava, nel caso delle importazioni di tale prodotto, dal momento che, sempre di più, la produzione agricola Ucraina non è in mano, come si può immaginare, a tanti piccoli agricoltori ma è fatta di proprietà estremamente estese sempre più in mano a fondi speculativi.
A questo punto, si avvieranno subito i triloghi affinché il Consiglio ed il Parlamento europeo possano approvare formalmente il testo del Regolamento entro l’ultima plenaria fissata per aprile, in vista dell’entrata in vigore del Regolamento a partire dal prossimo 5 giugno 2024.

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