VINTA UNA NOSTRA BATTAGLIA DI SEMPRE: FINALMENTE IL REGOLAMENTO UE CONTRO IL LAVORO FORZATO

Un primo giro di vite è scattato. Lo scorso 5 marzo, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul regolamento che vieta le importazioni da Paesi terzi di prodotti ottenuti attraverso lo sfruttamento del lavoro. La lotta al lavoro forzato che coinvolge, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) circa 28 milioni di persone nel mondo, è un passo importante per tutelare l’intera filiera agroalimentare, dalla produzione alla trasformazione, e i consumatori garantendo loro un’offerta di cibo non solo sicuro e di qualità, ma anche etico.
Filiera Italia ha sollecitato da tempo controlli rigidi alle frontiere europee per bloccare l’ingresso a quei prodotti realizzati utilizzando lavoro di bambini e “schiavi”. Un prodotto simbolo è il concentrato di pomodoro importato dalla Cina e prodotto soprattutto nella regione dello Xinjiang dove sono stati denunciati anche dalle Nazioni Unite fenomeni di repressione della popolazione e sfruttamento del lavoro. 
Per la filiera Made in Italy del pomodoro si sommano ai problemi etici anche quelli economici. Infatti, la concorrenza non arriva più solo dal concentrato Made in China, ma anche dai derivati di pomodoro realizzati dai partner europei che preferiscono l’utilizzo del prodotto cinese per la rilevante differenza di prezzo rispetto a quello di origine italiana.
Infatti, sono in forte aumento non solo le importazioni in Italia, ma anche in altri Paesi europei come la Spagna (dove da giugno 2020 a giugno 2023 sono cresciute del 270%) e la Germania (+540% tra giugno 2022 e giugno 2023) (elaborazione dati Eurostat). Una situazione commerciale che peggiora notevolmente se si considera il dato complessivo di importazioni a livello UE che sono raddoppiate tra il 2021 e il 2023 e hanno raggiunto così quasi l’intero quantitativo acquistato solo in Italia. La sostituzione da parte delle imprese della Ue del pomodoro di qualità italiano ed europeo con quello cinese sta fortemente allarmando il comparto e le imprese di eccellenza italiane, soggette a una competizione sleale a livello internazionale.
Per tutelare la competitività delle eccellenze italiane, un contributo importante è dato dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima utilizzata in salse, passate e tutti i derivati del pomodoro. Ma questo obbligo non vale nell’Unione europea dove il concentrato cinese perde la sua identità nel prodotto finito.
Le aziende conserviere italiane ed europee offrono ai consumatori prodotti di qualità, sostenibili nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori. E tutto questo comporta costi che, invece, acquistando una materia prima scadente e realizzata con fitofarmaci spesso vietati in Italia e nella Ue si riducono sensibilmente.
L’Europa chiede eticità, sostenibilità e regole rigide per la sicurezza del consumatore; per questo motivo Filiera Italia auspica che, con l’applicazione del nuovo regolamento, si possa mettere fine a questa distorsione commerciale e far valere il principio di reciprocità a partire dal lavoro regolare, una battaglia che deve vedere l’Europa sempre più compatta e determinata. Per tutti i cibi va perseguito un percorso di qualità a 360 gradi che deve riguardare i disciplinari di produzione, il rispetto della salute, dell’ambiente e del lavoro.

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